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Utenti di Whatsapp attenti a Momo: ecco chi ha fatto partire la catena

Non c’è che dire, Whatsapp ogni giorno fa parlare di sé. Stavolta non vi informeremo sui vari aggiornamenti o sulle novità ufficiali dell’app più famosa al mondo; vi metteremo in guardia da quello che sta diventando un vero incubo per gli utenti. Utenti di WhatsApp attenti a Momo, l’immagine grottesca che circola da giorni e si diffonde ancora.

Tanto per iniziare, cari lettori, abbiamo una buona notizia per voi. Momo non è un virus, non porta malware e non vi hackera il profilo. Inoltre non nasconde frodi informatiche né tentativi di phishing.

Ma allora a cosa serve, vi chiederete? Chiaramente è la domanda che tutti ci facciamo, e la risposta non può che essere una sola. Momo è uno scherzo, un modo come un altro per seminare paura tra gli utenti, soprattutto tra i più giovani.

Si tratta di una catena di Sant’Antonio che si diffonde a macchia d’olio sulle chat. Il testo ci invita a inoltrare lo stesso messaggio per non essere inseguiti dal mostro Momo; il tutto viene accompagnato da un’immagine simil horror, una donna dall’aspetto smagrito con gli occhi sporgenti. È proprio questa immagine, in realtà, che l’utente deve girare ad altri contatti se vuole essere lasciato in pace.

Utenti di WhatsApp attenti a Momo, ecco da dove è partito il messaggio

Non sappiamo chi sia l’ideatore di questo scherzo più o meno innocente, anche perché il mittente è anonimo. Secondo varie fonti, il numero di Momo in origine è stato il +57 (313) 529-2569; altri utenti hanno segnalato invece il +81 345102539.

Quello che possiamo dirvi è che su Momo si sono moltiplicati in pochissimo video su Youtube e leggende metropolitane che narrano le oscure origini di Momo. L’immagine comunque non ha niente di misterioso: si tratta di un’opera esposta in una mostra d’arte giapponese.

Vi daremo notizie dell’evoluzione di questo scherzo di pessimo gusto. Intanto raccomandiamo, come sempre, ai nostri amici di Whatsapp attenti a Momo e prestate la massima attenzione a non aprire link che provengono da messaggi catena.

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Un articolo di Adriano Riccardi pubblicato il 20/07/2018 e modificato l'ultima volta il 20/10/2021

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