Tav rivolta al Nord di imprese e sindacati, Chiamparino pronto al referendum
Dopo i contrasti di maggioranza sul blocco dell’Alta Velocità Torino-Line, sulla Tav rivolta al Nord di imprese e sindacati contro il Governo. Il coro di proteste proviene non soltanto da cittadini e opposizione, ma diventa comune per le grandi perplessità sull’idea di abbandonare il progetto.
Non c’è comunque ancora la certezza che il ‘piano’ sul blocco sarà messo in pratica. E in effetti da Palazzo Chigi arriva la frenata: il dossier non è stato ancora visionato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma questo non basta a calmare gli animi.
A questo punto è stato il leader della Lega Matteo Salvini a far sentire la sua voce durante una trasmissione di Radio 24. Come sappiamo, Salvini ha dichiarato che occorre andare avanti; e ha poi aggiunto che si farà un’analisi bilanciando costi e benefici, precisando che “se c’è una penale di 10 miliardi, ragazzi miei, non è che faccio pagare agli Italiani una penale di 10 miliardi».
Tav rivolta al Nord. le posizioni di imprese e sindacati
A protestare per il progetto sono anche gli imprenditori e, in particolare, gli industriali di Torino guidati dal presidente Dario Gallina. Questi si sono detti “allibiti” dai ripensamenti di questi giorni, perché a loro parere bloccare la Tav sarebbe un gesto autolesionistico ed anzi una vera “disgrazia”.
Ad aggregarsi a queste catastrofiche previsioni anche Cisl e Uil, che hanno definito lo scenario che si sta venendo a creare “una sciagura”. Lo stesso presidente di Api Torino, Corrado Alberto, si è schierato apertamente contro il blocco dei cantieri e lo ha fatto in modo molto deciso, definendo il tutto “assurdo, inaccettabile e demenziale”.
Maurizio Martina, segretario del Pd, sostiene invece che si tratti di una follia che pagherà il paese intero.
La posizione più discussa è quella di Sergio Chiamparino: il presidente del Piemonte si è detto pronto a convocare un referendum popolare se il governo bloccherà la Tav. Anche Chiamparino ha sottolineato loa follia di una decisione volta a bloccare i lavori di una ferrovia che è strategica sotto molti punti di vista. Fermare la Tav significa isolare il nord-ovest; nel caso di blocco dei lavori, inoltre, anche altre opere andrebbero riviste, perché l’intero progetto di piattafoma logistica del nord-ovest perderebbe forza.
In presenza di questa Tav rivolta al Nord ha tentato di placare gli animi, infine, Luigi di Maio; dopo essersi apertamente definito tranquillissimo, Di maio ha precisato che nel contratto di governo “c’è scritto tutto”; dunque si vedrà con calma quando il Toninelli si confronterà con il ministro francese.
Ora si attendono ulteriori sviluppi mentre gli schieramenti politici prendono posizione.
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