Il parmigiano fa male come il fumo? OMS nel centro della bufera
Il mondo moderno, si sa, è caratterizzato da un’attenzione sempre più pressante alla prevenzione. La rapida diffusione di malattie cardiovascolari, diabete e cancro provoca non poco allarme, e nella lotta ai mali del secolo l’alimentazione non può che essere al primo posto tra i fattori da sorvegliare. Da qui ad affermare che il parmigiano fa male come il fumo, il passo è stato breve.
Hanno fatto il giro del mondo in poche ore le furiose polemiche sulle affermazioni delle Nazioni Unite tramite l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Impegnato a “dichiarare guerra” alle gravi patologie del mondo moderno e a ristabilire i canoni di una sana alimentazione, l’ultimo report dell’OMS avrebbe fornito precise raccomandazioni per l’etichettatura di alcuni prodotti. L’obiettivo? Informare i consumatori della altissima presenza di sale e grassi saturi sui cibi.
Dovremmo dunque aspettarci, stando alle notizie che si sono susseguite nel giro di poche ore sul rapporto citato, l’apposizione di etichette sui prodotti agroalimentari tipici italiani. Anzi sarebbero dichiaratamente sotto accusa cibi come parmigiano, pizza, olio d’oliva. Secondo alcune fonti, saremo presti obbligati ad apporre un “bollino nero” sulle etichette di questi prodotti; una sorta di parallelo con “il fumo nuoce gravemente alla salute” cui siamo abituati per i pacchetti di sigaxrette. E forse, presto avremo su questi prodotti anche una tassazione speciale, per scoraggiare il consumo di alimenti che fanno male alla salute.
Il parmigiano fa male come il fumo? Ma l’OMS non lo dice
Queste come altre supposizioni, in realtà, sarebbero frutto di pura fantasia. La polemica nella polemica è in pieno corso: sarebbero state alcune testate ad esagerare, mentre in realtà né l’ONU né l’OMS avrebbero mai parlato di “tassazioni speciali” né di etichette per i prodotti italiani. Anzi, i prodotti italiani non risulterebbero neanche menzionati nel rapporto OMS e men che meno sarebbero stati paragonati al fumo.
Nel frattempo però sono esplosi aspri scontri sull’argomento, che al grido di “il made in Italy non si tocca” hanno rischiato di sfociare in un caso nazionale “contro” l’OMS.
La polemica si è placata non appena taluno ha finalmente letto il documento “Time to deliver”. Lo stesso direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano ha affermato fosse evidente che nel documento incriminato l’Oms non ha messo sotto accusa le eccellenze italiane né tantomeno il Pamigiano Reggiano che è noto per essere sano e naturale, per l’alta digeribilità, l’elevato contenuto di calcio e minerali, l’assenza di additivi e conservanti”.
Dunque, da nessuna parte c’è scritto che il parmigiano fa male come il fumo.
Ad ogni modo, i chiarimenti sono arrivati da poco con la diretta smentita del direttore del dipartimento di nutrizione dell’OMS, Francesco Branca. Quest’ultimo ha dichiarato all’ANSA che le notizie sui fantomatici bollini neri dell’OMS non sono corrette. Non vi è alcuna criminalizzazione di determinati alimenti; il documento invece si limitava a raccomandare “politiche che promuovano un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi”.
Tanto fumo per niente? Certo è che le informazioni (anche quelle false) corrono come il vento e tentare di ripararvi è un’impresa sempre più faticosa.
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