Lo smartphone ci ascolta: il Garante della privacy lancia l’allarme
Vi è già capitato di trovarvi sul telefono la pubblicità di qualcosa di cui avete parlato solo pochi istanti prima? Ebbene si, accade sempre a più persone e il motivo potrebbe essere finalmente rivelato: lo smartphone ci ascolta. No, non sono coincidenze; a lanciare l’allarme è stato proprio il Garante della privacy, che mercoledì scorso ha annunciato l’avvio di un’indagine su alcune app rubadati. Qui il comunicato.
In particolare, sarebbero numerose le app che ascoltano le parole degli utenti per carpire informazioni allo scopo di venderle alle società pubblicitarie. In questo modo, i gusti dei consumatori sarebbero rivelati – spesso in tempo reale – ad un numero indefinito di soggetti interessati alle nostre abitudini di consumo. Resta da stabilire quali siano le app spia.
Lo smartphone ci ascolta: nessuna coincidenza
L’input all’indagine è partito da numerosissime segnalazioni degli utenti ma non solo. Un servizio televisivo di Striscia la notizia ha messo in luce come sia sufficiente pronunciare alcune parole su gusti, viaggi, progetti per scatenare immediatamente l’invio delle pubblicità “giuste” sul cellulare della persona presente al dialogo. L’indagine vedrà impegnato il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza; nel mirino ci saranno le app che chiedono di accedere al microfono. Molte di esse, peraltro, non ne avrebbero alcuna necessità per fornire i loro servizi. Si procederà all’analisi delle app più scaricate e alla verifica “che l’informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente e che sia stato correttamente acquisito il loro consenso”.
Come tutelarsi: attenzione alle autorizzazioni del microfono
Ma come tutelarsi dalle app spia? Esiste un modo per impedire alle app che ci ascoltano di farlo e di rivendere i nostri dati? Prima di tutto, è necessario dare attenzione alle autorizzazioni che rilasciamo alle varie app scaricate. Le informative privacy devono essere lette ed esaminate prima di dare consenso, ma questo spesso non accade; ci si limita a cliccare frettolosamente il tasto “accetto” rischiando, così, di autorizzare anche servizi del tutto inutili per l’utente. Una volta fornito il consenso, l’app dello smartphone ci ascolta e l’uso dei dati non sempre è così trasparente come dovrebbe essere.
Secondo il Garante per la protezione dei dati personali, il fenomeno dell’ascolto mediante app sarebbe sempre più diffuso. “Una volta che si accetta senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che sarà fatto dei propri dati, il gioco è fatto”. Sono queste le parole usate dal comunicato in relazione alle autorizzazioni che troppo spesso rilasciamo a cuor leggero sull’uso del microfono da parte delle app.
Come disattivare il microfono dalle app spia
Non tutto, però, è perduto. Per difendersi dalle app “rubadati” possiamo controllare quali sono quelle alle quali è autorizzato l’accesso al microfono dello smartphone e, quindi, disattivare i permessi. Ecco come fare:
- Sul sistema operativo iOS bisogna andare su impostazioni > privacy > microfono e a quel punto deselezionare l’opzione che autorizza l’app ad usare l’input audio.
- Sul sistema Android bisogna seguire il percorso impostazioni > privacy > gestisci autorizzazioni > microfono.
Immaginiamo che la reale estensione del fenomeno sia molto ampia e che molte siano le app spia interessate. Per non parlare degli elettrodomestici intelligenti; anche in questo caso, l’ascolto indebito a scopo pubblicitario non sarebbe una novità. Se pensiamo che ormai ogni strumento tecnologico ha la sua intelligenza artificiale – come altoparlanti e televisori Amazon con Alexa – forse il fenomeno potrebbe essere più diffuso di quello che pensiamo.
Resta da stabilire se la raccolta dati e la loro cessione sia legittima. Insomma, aspettiamo l’evoluzione dell’indagine sperando che al più presto i nostri diritti siano finalmente tutelati. Buone notizie, comunque, arrivano sul fronte del telemarketing selvaggio: il 27 luglio prenderà il via il Registro delle opposizioni per i cellulari.