Tecnologia

Google Chrome richiede più RAM in cambio di maggiore sicurezza

Con l’ultima versione di Google Chrome (versione 67) sono state introdotte alcune patch che permettono di gestire gli attacchi spectre atti a prelevare informazioni sensibili (come password e cookie) dai nostri Browser. Il rovescio della medaglia? Google Chrome richiede più RAM; quindi ha si migliorato la sicurezza del suo mezzo di navigazione, ma a caro prezzo.

Qual è il prezzo da pagare?

Come dicevamo questo miglioramento va a gravare sulla memoria RAM, con un ulteriore utilizzo della stessa di circa 10-13%. Questo accade a causa di un maggior numero di processi da gestire; processi che vengono gestiti da Site Isolation, un meccanismo di tipo SandBox che permette al browser di creare un processo aggiuntivo quando andiamo a visualizzare il contenuto di una nuova pagina web.

La moltitudine di questi processi causa maggiore lentezza sui nostri PC, soprattutto in quelli un po’ più datati con meno di 4GB di memoria RAM.

Google Chrome richiede più RAM, ma garantirà maggiore sicurezza

Charlie Reis, Software Engineer di Google, ha dichiarato che “Site Isolation fa sì che Chrome debba creare più processi renderer, e quindi prevede un compromesso sul piano delle prestazioni”.

Il consumo della nostra memoria per usare Chrome su Windows, Mac e Chrome OS è quindi destinato a crescere in virtù delle ultime novità introdotte e rappresenta davvero un problema reale.

Di buono c’è che i tecnici di Google si sono messi all’opera per cercare di limitare questo problema ottimizzando alcune funzionalità. Come dichiarato, “Il nostro team continua a lavorare sodo per ottimizzare il comportamento della funzionalità in modo da mantenere Chrome rapido e sicuro“.

Il nostro consiglio è quello di fare continui aggiornamenti del browser; molti utenti, soprattutto quelli con macchine di nuova generazione, non si accorgeranno nemmeno delle novità introdotte. Sono invece da sottolineare i grandi benefici che avremo in termini di sicurezza, visti i rischi che ci avevano fatto preoccupare negli ultimi anni.

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Un articolo di Adriano Riccardi pubblicato il 16/07/2018 e modificato l'ultima volta il 20/10/2021

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